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 Il cielo in una stanza a Roccabianca

di Maria Grazia Tolfo

Sommario

Lo Zodiaco nel Castello di Pavia
Una mappa stellare inconsueta: navighiamo nella mappa - Costellazioni boreali e australi - Mitologia babilonese e nomi arabi
Bibliografia
Link nel WEB

Lo Zodiaco nel Castello di Pavia

Secondo una notizia trasmessa da Goffredo della Chiesa nella sua Cronaca di Saluzzo del 1430-40, nel castello di Pavia esisteva una sala interamente affrescata con la Storia di Griselda, il Gioco della pallacorda e sul soffitto una raffigurazione astrologica, commissionata intorno al 1392 da Gian Galeazzo Visconti a Michelino da Besozzo e Antonino Ferrari. Gli affreschi si poterono ammirare fino al 1466, data entro la quale Francesco Sforza commissionò nuove decorazioni a Bonifacio Bembo e a Costantino da Vaprio, che ricoprirono le Storie di Griselda e il ciclo dei pianeti. Ma per quella data il condottiero Pier Maria Rossi, conte di San Secondo, aveva già fatto ricopiare tutto nel suo nuovo castello.


Una mappa stellare inconsueta

Un episodio delle Storie di Griselda affrescato nella camera da letto di Roccabianca e oggi al Castello Sforzesco di MilanoLe Storie di Griselda e la mappa astrologica vennero riprodotte nella camera da letto situata nella torre sud-est del castello di Roccabianca. I lavori vennero eseguiti da un pittore anonimo intorno al 1458-64 in monocromo con terra verde. La data è desunta dalla presenza in un riquadro della Storia di Griselda del sigillo di papa Pio II Piccolomini, il cui pontificato coprì appunto gli anni dall’agosto 1458 al 1465.

Quella che si svolge sul soffitto è una mappa celeste inconsueta se confrontata con gli atlanti stellari che venivano riprodotti in quegli anni, che avevano come riferimento gli Aratea. A Roccabianca alla mappa stellare sono stati arbitrariamente aggiunti i pianeti governatori e quelli esaltati in un segno zodiacale, per cui lo spazio già di per sé esiguo del soffitto si è affollato con ripetizioni di divinità a prima vista incomprensibili. Questo assemblaggio ha fatto ritenere alcuni studiosi che il soffitto rappresentasse il tema natale di Pier Maria Rossi o il suo tema incrociato con quello di Bianca Pellegrini, la donna da lui amata e alla quale aveva dedicato il castello di Roccabianca. Questa interpretazione viene però esclusa sia dall’analisi del tema natale del Rossi effettuato dalla studiosa K. Lippincott, sia dalla constatazione che il modello era derivato da quello più antico di Pavia, e quindi senza alcun rapporto col Rossi.


Una mappa stellare un po' confusa

La mappa stellare di RoccabiancaIl soffitto della camera da letto è diviso in losanghe da costolonature a rilievo, che formano una specie di quadrettatura. Questa suddivisione, ben lungi dall’essere funzionale alla lettura della mappa, svolge un puro ruolo strutturale nel sostegno del soffitto, ma visivamente si presta a creare raggruppamenti o separazioni artificiali. La prima regola da seguire per leggere il soffitto di Roccabianca è proprio quella di eliminare le costolonature e fingere una superficie continua.

Pur non seguendo un ordine preciso, si può dedurre una regola nella distribuzione dei pianeti: i segni zodiacali occupano il vertice inferiore della losanga e sono accompagnati dai pianeti governatori a sinistra se il domicilio è diurno, a destra se notturno; il pianeta esaltato si pone nello spazio rimasto (destra o sinistra vanno intese eliminando visivamente i margini della costolonatura del soffitto).

- l’Acquario si presenta con un pesce nella mano destra e un vaso che rovescia l’acqua nella sinistra. E’ un’iconografia arbitraria, perché solitamente l’Acquario non tiene in mano alcun pesce, ma un lembo del suo mantello. Essendo a Roccabianca le figure nude, l’artista gli ha messo in mano arbitrariamente un pesce… E’ accompagnato da una doppia raffigurazione di Saturno, a destra con un’ascia o una pala sulla spalla, a sinistra con un attrezzo agricolo e un cesto per la semina. L’etimologia di Saturno da “satio” (semina) lo collega all’agricoltura. Se la presenza di Saturno come pianeta governatore (domicilio notturno) è giustificata, il suo raddoppio è incomprensibile.

- i Pesci ospitano Giove con arco e frecce come pianeta governatore e Venere come pianeta esaltato.

Il dio babilonese Nergal con i suoi attributi- l’Ariete ha come pianeta governatore Marte con scudo e scimitarra, derivato dal babilonese Nergal, e il Sol Oriens, pianeta esaltato.

- la costellazione del Toro (che deve il suo nome all’arabo al-Taur) mostra una versione particolare della Luna, pianeta qui esaltato, seduta su un crescente lunare con in mano un crescente, secondo la tradizione babilonese. Il crescente simboleggia l’imbarcazione con la quale la luna attraversa il cielo (iconografia molto diversa da quella del ciclo di Angera). 

Quale pianeta governatore compare una Venere alata, con una freccia puntata verso il basso perché è la dea Ishtar caldea, stella del mattino, che ama i piaceri della guerra più di quelli dell’alcova, al contrario della Ishtar domiciliata nella Bilancia.

- i Gemelli sono il domicilio diurno di Mercurio, qui raffigurato col compasso sopra un quarto di cerchio graduato. Anche questa è una tradizione babilonese, dove Mercurio-Nebo è uno scrivano.

- nel Cancro la Luna è il pianeta governatore, mentre Giove è il pianeta esaltato. Giove ha il libro in mano secondo l’iconografia babilonese del dio Marduk, che stabilisce i destini e li annuncia al volgere dell’anno.

- il Leone ha sulla sinistra il Sole come suo pianeta governatore.

- la Vergine è raffigurata alata, ma senza la tradizionale Spiga. Alla sua destra vediamo un Mercurio con in mano un compasso, la stessa divinità si trova ripetuta alla sua sinistra assisa a un leggio molto sofisticato. Si tratta sempre di Nebo, dio babilonese della scrittura. Mercurio è presente quindi due volte, una come pianeta governatore, l’altra come pianeta esaltato.

- Bilancia, Scorpione e Sagittario sono agglutinati nello stesso scomparto, ingenerando una notevole confusione. La Bilancia tiene sollevato un oggetto e ha vicina una giovane Venere alata quale pianeta governatore. Lo Scorpione esibisce un Marte con elmo e lancia e il Sagittario ha “sfrattato” Giove, suo pianeta governatore, in un’altra area del cielo.

- il Capricorno è accompagnato dal suo pianeta governatore Saturno con una falce fienaia.

 

Le costellazioni boreali e australi

Si può rimanere perplessi davanti alla distribuzione delle costellazioni boreali e australi, perché rispetta solo vagamente la posizione reale delle stelle riportata nelle mappe stellari. Inoltre anche l’iconografia classica desunta dalla mitologia greca e i nomi che di solito accompagnano la costellazione qui a Roccabianca sono stravolti.

Per farsi un’idea della differenza col cielo dipinto a Roccabianca è sufficiente fare il confronto con una carta degli emisferi nord e sud realizzata in Germania da un incisore nord-italiano nel 1435 (Vienna, ms lat. 5415).

Nei riquadri al centro del soffitto troviamo le costellazioni boreali:

- Perseo nel Dittamondo Orsa Maggiore e Orsa Minore: nelle mappe stellari sono separate dalla costellazione del Dragone, qui invece assente. Cassiopea (For. Sedis) è rappresentata seduta sul suo trono e con le braccia sollevate nell’atto di pettinarsi. Perseo ha in mano la testa di Medusa, che porta il nome arabo del mostro Algol, che è anche quello della stella più famosa di questa costellazione. Algol significa “demonio” perché questa stella è doppia e le due stelle orbitano una vicina all’altra ogni tre giorni circa, per cui lo splendore varia a seconda della copertura di una stella sull’altra. Il Cigno (For. Galine), o Croce del nord, occupa qui una posizione arbitraria, perché questa costellazione si trova tra Cefeo e la Lira.

- Il Draco (For. Serpentis, trad. dall’arabo al-tinnin, “il serpente”) è la costellazione che separa le due Orse, ma il frescante di Roccabianca l’ha posta accanto all’Idra, una costellazione australe che lui ha ripetuto più sotto chiamandola invece Dragone. Il Draco è di solito raffigurato attorcigliato intorno al polo nord del cielo, col piede di Ercole sulla sua testa, in virtù del fatto che l’ha ucciso, ma qui l’eroe non c’è. E’ un chiaro segno che la mappa venne copiata in qualche modo, cercando di adattare a uno spazio ristretto delle raffigurazioni, senza alcuna competenza astronomica. Cefeo, padre di Andromeda e marito di Cassiopea, nonché re di Etiopia, porta qui il nome di Infiammato, ovvero Flamiger, “ardente, splendente”, perché la sua stella Delta è una gigante pulsante la cui brillantezza varia ogni 5,4 giorni. L’Auriga tiene in mano una tenaglia e tenta di piegare un rametto di corallo, da cui il nome di For. Coralij. In alcuni atlanti stellari è detto “mullus clitellatus”. Il Serpentario o Ofiuco ha l’iconografia tradizionale dell’uomo avvolto dalle spire di un enorme serpente, e porta il nome arabo della sua stella più brillante, Ra’s Alhague (la testa di chi raccoglie il serpente).

- La costellazione dell’Aquila deriva il nome dalla sua stella più luminosa, Altair, “aquila in volo”. Il Cavallino (For. Equi Prioris) e il Delfino non comportano differenze. Boote è qui detto For. Vociferantis, traduzione di “rumoroso”; la sua stella maggiore è Arturo, in arabo “il cacciatore che insegue l’orsa”, motivo per cui Boote a Roccabianca tiene nella mano sinistra un corno da caccia, mentre nella destra vediamo la costellazione della Corona Boreale, un semicerchio di stelle tra Boote ed Ercole.

- La Lira è qui detta Vultur cadens, dalla traduzione del nome della sua stella principale, Vega, in arabo al-waqi “aquila in picchiata”. Pegaso (Equus alatus) e il Triangolo sono effettivamente due costellazioni vicine. Andromeda compare nella tradizione iconografica legata alla colonna. L’astrologia mitologizzata greca vuole che Andromeda sia stata legata per essere immolata alla Balena e salvata da Perseo, che sottopone il mostro allo sguardo della Medusa, pietrificandolo. Questa bella favola si è persa nel cielo di Roccabianca, dove vicino ad Andromeda troviamo Ercole, che porta nuovamente il nome arabo della stella più luminosa della sua costellazione, Ra’s Algethi, che in arabo significa “la testa dell’uomo inginocchiato”. Peccato che l’iconografia di Roccabianca non rispetti né il modello classico con la clava, né quello arabo inginocchiato.

Seguono le costellazioni australi che sovrastano in modo anomalo le costellazioni zodiacali, invece di trovarsi nella fascia sottostante; poiché sono accompagnate dai pianeti governatori ed esaltati nei segni zodiacali, hanno ingenerato una notevole confusione.

- La costellazione dell’Altare, che si trova accanto alla costellazione dello Scorpione, è stata qui inserita nel riquadro dell’Acquario.

- La Corona australe, posizionata tra le zampe anteriori del Sagittario, è qui nei Pesci.

- Cane Maggiore e Cane Minore sono stati inseriti nel Toro invece che nei Gemelli.

- Nel riquadro dei Gemelli troviamo opportunamente Caput Draconis, raffigurato come una grande testa mostruosa. La presenza dei nodi lunari o Caput e Cauda Draconis ci rimanda al mito babilonese della creazione: Tiamat è il mostro marino del caos primordiale. Marduk taglia in due il dragone e crea il cosmo con i pezzi del corpo lacerato di Tiamat, lasciando solo la testa e la coda, trasformati in pianeti. Caput draconis era ritenuto avere le stesse qualità di Giove e Venere ed aveva la sua esaltazione in Gemelli. Non altrettanto ben posizionate sono le costellazioni della Lepre e di Eridano (For. Fluminis): il Cane Maggiore dovrebbe inseguire la Lepre che se ne sta sotto i piedi di Orione.

- Orione, nome sumero di Uru an-na, “luce del cielo”, il grande cacciatore, è la più splendente delle costellazioni. Esibisce un berretto da caccia come unico attributo. Di solito è raffigurato mentre affronta la carica del Toro nella vicina costellazione, perché Orione era in origine il sumero Gilgamesh che combatteva contro il Toro del cielo. Fuori luogo è anche la Balena, che dovrebbe trovarsi ai piedi di Andromeda.

- Qui si dovrebbe trovare l’Idra, che però il frescante chiama for. Draconis, avendo fatto uno scambio fra le due costellazioni. L’Idra è la maggiore delle costellazioni e si snoda per un quarto del cielo. Ha la testa a sud della costellazione del Cancro e la coda tra la Bilancia e Centauro. E’ associata mitologicamente al Corvo e al Cratere, ma qui queste tre costellazioni sono state separate. For. Navis è Argo, una delle costellazioni più meridionali.

- Il Lupo è impalato dal Centauro, nell’attigua costellazione, a sud della Vergine, ma che qui è stato messo nel Sagittario, forse per analogia mitologica col Centauro.

- Cauda Draconis è posizionata correttamente nel Capricorno. Vi si trovano anche il Corvo, che invece fa parte della costellazione dell’Idra e il Centauro.


Mitologia babilonese e nomi arabi

Alcune costellazioni portano nome arabi, altre nomi latini; alcune esibiscono iconografie inconsuete, altre si rifanno agli Aratea latini. A quali testi il decoratore di Roccabianca si è riferito?

Nell’impero romano d’Oriente, dopo la chiusura dell’Università di Atene nel VI secolo per volere di Giustiniano, buona parte degli studiosi si spostò alla corte persiana e da qui successivamente presso i sultani arabi che dopo il 622 si preoccuparono di diffondere la fede di Maometto. L’astronomia conobbe il suo massimo fulgore dal IX secolo grazie a una serie di scienziati i cui studi vennero diffusi in tutto il mondo arabo, giungendo in Spagna. L’afgano Abu Mas'har (lat. Albumasar), nato nel 787, influenzò tutta l’astrologia occidentale dopo le traduzioni che ne fecero intorno al 1120 Adelardo di Bath e Giovanni di Siviglia, due fra i più prolifici traduttori dall’arabo al latino del medioevo. Al-Farghani, contemporaneo di Abu Mashar, scrisse un compendio di astronomia tradotto sempre da Giovanni di Siviglia e da un notevole personaggio a noi più vicino, Gherardo da Cremona, la cui versione latina di al-Farghani fu usata da Dante per il Convivio. A Gherardo si deve anche una versione dell’astronomia di Giabir ibn-Aflah (lat. Geber), suo contemporaneo, che aveva corretto e compendiato l’Almagesto di Tolomeo. Questa versione compendiata tradotta da Gherardo entrerà in tutte le università europee. Gherardo tradusse anche i testi di Thabit ibn-Qurra (835-901) che veniva da Harran, il centro sabeo in Mesopotamia, dove le antiche divinità greche avevano assunto vesti babilonesi. I Sabei erano custodi gelosi del paganesimo e della filosofia stoica in un mondo dominato da religioni monoteiste.

Dovremmo quindi supporre che il pittore si fosse rifatto a una mappa astronomica tradotta dall’arabo in latino, ma non un arabo generico, bensì da un testo proveniente dalla Mesopotamia attraverso uno studioso sabeo e che non si fosse fatto scrupolo di riprodurlo con i nomi arabi sul soffitto del Salone della Pallacorda nel castello di Pavia.

Distrutti gli affreschi di Pavia, il ciclo maldestramente ricopiato a Roccabianca venne strappato nel 1896-97 e, dopo alcune traversie, trasferito nel museo del Castello Sforzesco a Milano nel 1954, dove ancora oggi si può ammirare quale rara testimonianza della circolazione interculturale del medioevo.

 

Bibliografia

Arese Simicik M., Il ciclo profano degli affreschi di Roccabianca: ipotesi per una interpretazione iconologica in "Arte lombarda", 65, 1983, n. 2, pp. 5-26

Lippincot K., The Astrological Vault of the Camera di Griselda from Roccabianca, in "Journal of Warburg and Courtauld Institute",  n. 48, 1985, pp. 42-70

 

Link nel Web

http://atene.provincia.parma.it/scuole/castelli/www/index.htm

http://www.parmaitaly.com/secondo2.html

Sulle divinità babilonesi:

http://www.purgingtalon.com/nlm/worldmyth/mesopota.htm

http://www.crystalinks.com/sumergods.html

Per una bibliografia sulla storia dell'astrologia:

http://www.sas.ac.uk/warburg/mnemosyne/orientation/astrobib/astro_biblio4.htm

Dizionario degli astronomi ]

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Ultima modifica: martedì 30 luglio 2002

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