Quando
la ferrovia circondava la zona Solari: alla ricerca dei binari scomparsi
di Mauro Colombo
Lo sviluppo del sistema ferroviario milanese
e la sua articolazione in stazioni, percorsi, scali e soppressioni è
analiticamente affrontata nell’apposito studio di Gianluca Lapini “Binari e
stazioni a Milano”, al quale facciamo
rinvio. Qui vogliamo invece prendere in
considerazione solo alcune tratte e soprattutto l’impatto sociale ed economico
che esse ebbero nella zona Solari/Tortona.
Nel 1870 era stata inaugurata la linea Milano-Vigevano, il cui ultimo
tratto cittadino scorreva parallelo accanto al naviglio grande, per poi
discostarsene piegando a nord appena prima della Stazione di Porta Genova
(detta all’inizio di Porta Ticinese); la linea ferroviaria continuava ancora
per qualche centinaio di metri in direzione nord e, dopo una vasta curva ad est,
proseguiva per raggiungere prima lo scalo merci Sempione, e poi per collegarsi
alla Stazione Centrale.
Questa linea fu fortemente
voluta (e finanziata) dagli industriali della zona sud ovest, intenzionati a
sfruttare le immense potenzialità del trasporto su rotaia per insediare nella
zona un polo industriale all’avanguardia, le cui fabbriche avrebbero potuto
agevolmente essere collegate alla linea ferroviaria.
Così l’Alzaia
naviglio grande, la via Tortona, la via Savona ed anche la via Solari, tutte parallele
alla ferrovia, divennero sede naturale di innumerevoli industrie, alcune delle
quali, ancora oggi visibili seppur dismesse o convertite ad altri usi,
impiegavano migliaia di operai per produzioni spesso su scale internazionale.
Naturalmente vi
fu anche qualche disagio: ad esempio, per permettere di raggiungere la chiesa
di San Cristoforo al Naviglio da parte della popolazione che risiedeva alle sue
spalle, fu subito aperto un apposito passaggio a livello, uno dei pochi ancora
oggi visibili a Milano.
Ecco Milano nel
1870: la stazione è in basso a sinistra.
Una ventina
d’anni più tardi, e precisamente nell’estate del 1891, nell’ottica di potenziare il trasporto ferroviario milanese e
di rendere quello esistente più razionale, venne aperta una linea di
circonvallazione per permettere ai treni merci provenienti da Sud (Rogoredo) di
raggiungere lo scalo Sempione senza dover aggirare l’intera città da nord.
Questa linea, detta
cintura sud-ovest, scavalcava il naviglio grande e la linea Milano-Vigevano, e
proseguiva fino a congiungersi con quest’ultima nella zona oggi compresa tra
piazza Po e corso Vercelli (vedremo poi nel dettaglio dove esattamente avveniva
il ricongiungimento).
Solo nel 1915
queste due linee vennero poste in comunicazione diretta tra loro nel punto di
incrocio, mediante un apposito bivio detto naviglio grande, ancora oggi
esistente.
Con le nuove
politiche ferroviarie, che portarono finalmente all’apertura della nuova ed
attuale Stazione centrale, nel 1931
la cintura ferroviaria ovest e il tratto della Milano-Vigevano successivo alla
Stazione di Porta Genova (e fino allo scalo Sempione) vennero smantellati.
Dopo tale
riassetto, dunque, la Milano-Vigevano vide terminare la sua corsa alla Stazione
di Porta Genova, che diventò una stazione di testa, mentre la cintura Sud dallo
scalo Romana poteva raggiungere solo il naviglio grande dove si univa con il
raccordo omonimo alla suddetta linea.
Alla luce di ciò,
nei quarant’anni compresi tra il 1891 e il 1931, una piccola ma popolosa e
fortemente industrializzata porzione cittadina si trovò racchiusa in una sorta
di recinto ferroviario, mentre lo sviluppo dell’edilizia vedeva una incredibile
vivacità, nel rispetto delle linee guida tracciata prima dal Piano regolatore
Beruto e poi da quello Pavia-Masera. L’inizio e la fine di vie quali la
Tortona, la Savona, la Solari, la Cola di Rienzo, la Foppa erano ostacolate,
rallentate (o addirittura bloccate) da queste due linee ferroviarie, che
inizialmente le incrociarono a raso (con la necessità di passaggi a livello) e
più avanti in sopraelevata, cosicché il traffico potesse sottopassarle incanalandosi
in tunnel carrabili.
Questa breve ricerca
tenterà di ricostruire il rapporto treno-città in questa piccola zona di
Milano, dove solo poche tracce dell’assetto viario e i sopravvissuti manufatti
industriali ricordano o lasciano immaginare come appariva il tessuto urbano un’ottantina
di anni fa.
L’area industriale sorta lungo la direttrice della Milano-Vigevano
Vediamo le
principali fabbriche che sorsero accanto alla linea Milano-Vigevano, partendo
dalla Stazione di porta Genova e dirigendoci in direzione periferia.
Proprio a
ridosso della Stazione si trovava il vasto complesso industriale della Bisleri,
(caratterizzato per l’alta ciminiera), casa fondata da Felice Bisleri per la
produzione del celeberrimo liquore Ferro China.
Iniziando a
camminare verso la periferia lungo la via Tortona, si potevano incontrare numerose
realtà imprenditoriali; ricordiamo nella stretta via Forcella, che scorre a
ridosso dei binari dello scalo merci, una antica torrefazione di caffè e una
fabbrica di biciclette, la cui area poi verrà occupata da alcuni magazzini
della CGE, la cui sede si trovava più avanti, in via Tortona, come vedremo tra
poco.
Questi capannoni
erano uniti con un apposito binario privato allo scalo merci, come del resto lo
erano quelli della Barattini e C. con sede nella vicina via Bugatti al numero
7, specializzata in trattamenti chimici ed in particolar modo in processi
galvanici.
A testimonianza
della suo vocazione industriale resa agevole dalla ferrovia, ancora oggi la via
Bugatti termina contro una cancellata al di là della quale vediamo i vecchi
insediamenti, ormai in abbandono, dello scalo merci, vecchi carri ferroviari e una pila di binari
arrugginiti, proprio quelli che un tempo scorrevano lungo la via e che in epoca
abbastanza recente si è provveduto a rimuovere dalla sede stradale.
Di fronte alla
Barattini, con affaccio sulla via Tortona, si trovava invece la compagnia
continentale Sellerie Ciclistiche Ed Affini.
La sede
produttiva della CGE-Compagnia generale elettricità Società anonima (fondata
proprio qui nel 1921) era in via Tortona ai numeri 31/35, e come lo stesso nome
rivelava, era specializzata in apparecchiature e motori elettrici; il suo marchio
era celebre per essere impresso sulle imponenti radio a valvole, che all’epoca
si trovavano in moltissime case milanesi, ma anche perché contraddistingueva migliaia
di motori per filovie e tram.
Di fronte alla
CGE, si trovava il vasto complesso dell’Ansaldo, che occupava l’isolato
Tortona/Bergognone/Savona/Stendhal, e il cui portone d’entrata, sull’angolo Bergognone-Tortona,
vedeva quotidianamente entrare ed uscire convogli ferroviari carichi di merci
lavorate o materie prime, lungo il binario d’uso privato che usciva dallo scalo
merci proprio dove ora la via Bergonone termina un po’ squallidamente contro un
muro decrepito.
L’Ansaldo, qui
sorto negli anni sessanta, occupava un’area già destinata all’industria fin dal
1904, quando qui si trovava la sede della Zust, poi AEG e infine Galileo
Ferraris.
Al 59 di via Bergognone
un altro colosso dell’epoca: la Nestlè di origini svizzere.
Sulla via Solari
si vede ancora oggi l’imponente facciata in mattoni della Riva-Calzoni, il cui
complesso si estende fino alla via Stendhal e prosegue ancora oltre. Principale
acciaieria italiana, famosa per la costruzione di pompe idrauliche e turbine,
una delle quali fu progettata per sfruttare l’energia delle cascate del
Niagara.
Proseguendo ancora
un po’ verso la periferia lungo la via Savona, si incontravano sulla sinistra
la belga Schlumberger, strumenti di
precisione (Savona 97),
e il vastissimo complesso della Osram e della
Loro Parisini (via Savona tratto tra Tolstoj e Brunelleschi), oggi totalmente
abbattuto per lasciare posto a fabbricati civili in via di ultimazione. Sopravvivono
la palazzina liberty all’epoca adibita ad uffici Osram e l’edificio anni
cinquanta progettato da Caccia Dominioni per gli uffici Loro Parisini.
Alla stessa
altezza, ma con affaccio sull’alzaia naviglio pavese, sorgeva l’antichissima
fabbrica di ceramiche Richard-Ginori, lì fondata per sfuttare la forza motrice
delle acque del naviglio. Quando arrivò la linea Milano-Vigevano, non tardò a
collegarsi con un apposito binario privato. Per far ciò, trovandosi al di là
del naviglio, si fece costruire nel 1908 un ponte metallico con meccanismo
levatoio: all’arrivo del treno, il ponte veniva fatto calare dalla sua
intelaiatura fino a raggiungere la stessa quota del piano stradale, poi,
passato il treno, esso veniva di nuovo alzato, così da permettere la normale
navigabilità del naviglio (ricordiamo, all’epoca ancora importantissima via
d’acqua con scalo alla Darsena).
Il soppresso percorso della Milano-Vigevano verso lo scalo Sempione
Analizziamo di
seguito quale percorso compivano i binari della Milano-Vigevano subito dopo
aver lasciato la stazione Porta Genova, percorso che come abbiamo visto fu
soppresso nel 1931.
Se oggi infatti
i binari terminano un centinaio di metri dopo il fabbricato della stazione,
giusto pochi metri prima di poter infastidire la via Savona, dalla quale sono
separati da un muro di color rosa, prima della soppressione del primitivo
tragitto essi la incrociavano, e il flusso veicoli/treni era regolato da un
passaggio a livello, a testimonianza del quale oggi ancora sopravvive un
piccolo edificio adibito ad abitazione del casellante (lo si vede a destra
dell’edicola).
I binari
continuavano in direzione nord lungo una direttrice che oggi è occupata
esattamente dall’andamento della via Orseolo, dopodiché scorrevano in quella
vasta area che sarà poi trasformata nel parco Solari, al termine della quale
incrociavano quella che oggi è la via Foppa (all’epoca una strada di campagna).
Subito dopo i
binari iniziavano a compiere quel vasto curvone verso lo scalo Sempione. Tale
percorso corrisponde oggi alla via Dezza.
Lungo questo
tragitto, la ferrovia incrociava le vie Vepra, costeggiava il muro di cinta del
cimitero di porta Magenta, tagliava la via Arzaga e per finire la via
Monferrato, dove si univa con la cintura Ovest; poi la linea si infilava lungo
l’attuale via Cimarosa (vi scorrevano al centro, dove oggi vi sono dei
giardinetti), al termine della quale i binari attraversavano il corso Vercelli,
anche qui (inizialmente) mediante la protezione offerta da un passaggio a
livello, fino a quando venne realizzata la massicciata, dimodochè qui si
crearono appositi sottopassi stradali. Il tragitto poi puntava verso lo scalo
Sempione.
Il soppresso percorso della cintura Ovest verso lo scalo Sempione
Rispetto alla
linea di cintura Sud ancora oggi esistente (cintura che oggi appunto vediamo
scavalcare il naviglio col ponte metallico per poi puntare verso est dove si
congiunge con la Milano-Vigevano), la ovest all’epoca continuava scavalcando il
naviglio sull’area oggi occupata dal ponte automobilistico di piazzale delle
Milizie, e subito dopo si allontanava dal viale Troya per incrociare la via
Tortona poco più a destra rispetto a dove vi sbocca la via Foppette.
I binari
scorrevano sull’area oggi occupata dall’edificio giallo di edilizia scolastica,
e incrociavano dunque la via Savona all’altezza dell’ingresso di questo.
Poi, la ferrovia
si infilava lungo il terreno avanti a sé, fino a sbucare in via Solari, dove
oggi abbiamo l’incrocio con la via Montecatini.
Il percorso, a questo
punto, continuava proprio lungo il tracciato di questa via, fino a quando
raggiungeva la via Cola di Rienzo, l’attraversavano nel punto dove oggi abbiamo
l’incrocio con le vie Montecatini e Sirte (all’epoca detta Riparto della Vepra,
stradina campestre che puntava verso quella che oggi è la via Lorenteggio, e
fino all’apertura di questa, ne rappresentava il primitivo tracciato) e sbucava
poco dopo per attraversare l’attuale via Foppa, nel punto in cui oggi si trova
un grosso negozio di articoli per la casa.
A questo punto i
binari proseguivano andando a coincidere con la via dei Grimani, e tagliavano a
metà il rondò attuale dedicato a De Agostini, dove scavalcavano il fiume Olona.
I treni
continuavano la loro lenta corsa seguendo l’odierno tracciato della via Dezza
(all’epoca divisa a metà per tutta la sua lunghezza dai binari: la parte sinistra
era detta via Dora, la destra via Bormida) e si trovavano infine nella spianata
di piazza Po, superata la quale, il percorso continuava per un centinaio di
metri lungo la via Cimarosa, dove avveniva il congiungimento con la linea
Milano-Vigevano proveniente dalla Stazione porta Genova.
I due tragitti
si univano proprio dove oggi la via Cimarosa è incrociata dalla via Monferrato.
A questo punto,
come visto sopra, il tragitto ferroviario sbucava su corso Vercelli. E fu per
questa via, ma per tutto il traffico della zona, un grande giorno quello in cui
fu soppresso il passaggio a livello, e i treni, rialzati in massicciata,
sbuffavano veloci sopra il traffico cittadino e i tram, senza più incrociarlo
con evidenti pericoli e disagi.
Ultima modifica: lunedì
1 giugno 2009
maucolombo@hotmail.com |