Home | La città | Personaggi | Arte | Miti e leggende | Repertori | Cronologia | Links utili
 
sei in Arte >> Le “imprese” Visconti-Sforza - cap. VII

 

Le “imprese” Visconti-Sforza

di Franca Guerreri

La storia di una famiglia regnante vista attraverso gli stemmi personali dei suoi membri

a cura di Adriano Bernareggi

 

Capitolo VII

Memorie sforzesche in S. Sigismondo

La chiesa di S. Sigismondo in Cremona, dove Francesco e Bianca Maria si sposarono nel 1441, conserva molti ricordi della coppia ducale e quindi – dato il continuismo di Francesco – dell’intera dinastia Visconti-Sforza.

Tanta fedeltà alla casata può dipendere dalla generosità sempre mostrata da Bianca Maria, originariamente Signora di Cremona, verso i monaci gerolamini, da lei stessa preposti alla chiesa. Ma è comunque notevole che le opere d’arte in cui quella fedeltà si esprime siano state eseguite quando il dominio sforzesco era definitivamente tramontato: la pala del Campi che correda l’altar maggiore, è del 1540, il coro ligneo fu completato dalla bottega dei Capra addirittura ai primi del ‘600.

Nella decorazione della chiesa ricorrono quasi tutte le imprese visconteo-sforzesche, segno che i gerolamini avevano un vero culto per gli antichi signori. E le autorità spagnole lasciavano fare, non trovando evidentemente nulla da temere in quelle provinciali nostalgie di un regime estinto.

La serie presenta delle anomalie. Mentre alcune imprese si trovano sia sulla porta del chiostro che nel coro, altre mancano del tutto, come il Capitergium di Gian Galeazzo, il Caduceo del Moro ed entrambe quelle di Galeazzo Maria, il Buratto e il Cuore afferrato. Il nome di Buratto viene invece assegnato al Forziere, emblema che non appare tra le imprese visconteo-sforzesche [4]. In compenso il Pino, oltre che col cane di Francesco, appare anche isolato, nell’atto di essere sradicato da una mano divina: altro emblema inedito nella famiglia.

Tavola 34 - In alto, la chiesa di San Sigismondo a Cremona. In basso,le due ali del coro di S. Sigismondo, coi medaglioni in cui a immagini di santi si alternano imprese visconteo-sforzesche.

Tavola 35 - Medaglioni del coro: Scopetta e Piumai.

Tavola 36 - Medaglioni del coro: Monticelli e Leone galeato coi Tizzoni.

Tavola 37 - Medaglioni del coro: Leone con ramo di Cotogna e Morso col motto “Ich vergies nicht”.

Tavola 38 - Medaglioni del coro: il Forziere e il Veltro sotto il Pino.

Tavola 39 - Medaglioni del coro: i Fanali e il Pino sradicato.

Tavola 40 - Medaglioni del coro: la Colombina e la Scure coi rispettivi motti.

Tavola 41 - Ridotti a manichini secenteschi, Francesco e Bianca Maria, coi rispettivi stemmi, fanno da “pendant” dall’ala opposta del coro, nientemeno che ai sovrani spagnoli dell’epoca, Filippo III e Margherita d’Austria.

Tavola 42 - Vincenzo Campi: Francesco Sforza e Bianca Maria in adorazione della Vergine. Pala dell’altar maggiore di S. Sigismondo, 1540. Sulla cotta del duca sono ben evidenti l’impresa del Veltro e quella delle onde. Meno visibili sono i Monticelli sulla veste di Bianca Maria..

Tavola 43 - La porta del chiostro di S. Sigismondo, opera della bottega Sacca, 1536-37. Nel pannello so­pra l’architrave vi è uno scudo inquartato col biscione e l’aquila imperiale, fiancheg­giato dai Tizzoni con secchi. Sui battenti si vedono il Veltro, i Monticelli, il Morso, la Colombina nel sole, la Scopetta e i Tre anelli.

Vai al Capitolo VIII >>>
<<< Torna al Capitolo VI
<<< Torna all'indice

 

Ultima modifica: martedì 1 febbraio 2011

adriano_1943@libero.it