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Le “imprese” Visconti-Sforza

di Franca Guerreri

La storia di una famiglia regnante vista attraverso gli stemmi personali dei suoi membri

a cura di Adriano Bernareggi

 

Ahi valorosa vipera gentile,
per tua forza oltra mar già navigasti,
ogni onda grossa a te parea sottile
e per vento mai vela non calasti
Or ti convien, se mai virtù mostrasti
ch’or la mostri, e che stanca
non ti trovi, ma franca,
chè al punto se’ d’Italia dominare.

Canzone di anonimo

 

Capitolo I

Cos'è un'impresa

 

Nel misterioso e complesso mondo dei simboli, l’impresa occupa un posto tutto particolare. Il simbolo, dice Jung, traduce in modo visibile ciò che il linguaggio umano non sa esprimere, ed è questo il caso degli emblemi araldici, che racchiudono nelle loro immagini la storia e i sentimenti collettivi di intere generazioni. Tra i vari tipi di emblema, l’impresa si colloca però con un suo carattere peculiare, perché non si riferisce alla famiglia nel suo insieme, ma a un singolo personag­gio, e spesso a un singolo fatto della sua vita. Non prescinde dall’universale, ma risponde nello stesso tempo all’insopprimibile necessità umana di sentirsi definiti nella propria identità, codifi­cando attraverso un segno gli impegni e il senso di tutta un’esistenza.

Con queste caratteristiche, le imprese compaiono nel XII secolo, all’epoca dei tornei, quando fu necessario individuare attraverso un codice il cavaliere prode e generoso nella mischia; prima di questo periodo esistevano solo insegne militari, atte a individuare gli schieramenti in battaglia e l’appartenenza ad una determinata nazione oppure la sudditanza ad un signore e ad un sovrano.

L’impresa consiste di un “corpo” e di un’ “anima”. Il corpo raffigura animali o piante scelti in un universo più o meno fantastico, strumenti musicali, oppure i quattro elementi fondamentali (acqua, aria, terra, fuoco), a dimostrazione di un contenuto esoterico ed alchemico. Il corpo, per vivacità di colore, è sempre assai gratificante alla vista. L’anima consiste nel motto, conciso ed efficace, spesso forgiato appositamente in una lingua straniera per essere comprensibile a pochi eletti. Nel caso di imprese amorose, il motto risulta addirittura oscuro, dovendo essere inteso solo dalla dama del cuore, la cui identità si voleva celata all’indiscrezione altrui. Il successo delle imprese non conosce declino: chi va in guerra o si cimenta in un torneo attraverso il loro linguaggio può, in caso di sorte nefasta, affidare ai posteri la propria memoria storica e sperare in un’onorevole collocazione nell’universo mitico. I Francesi fecero grandissimo uso di imprese, adornandone abiti e berretti oltre che regolamentari vessilli; in Italia durante il periodo delle Signorie, quindi in un clima acceso dalle rivalità politiche, pullularono imprese spesso concorrenziali, per pubblicizzare le qualità di questo o quel Signore. Per chi ama la storia costituiscono materiale insostituibile, proprio perché, essendo legate a momenti particolari di un’esistenza, ci permettono di scoprire l’umanità di personaggi storici spesso lontanissimi da noi nel tempo.

Le imprese Visconti-Sforza costituiscono un caso notevole, perché, pur essendo state ideate in circostanze e tempi diversi nel corso di quasi due secoli, appaiono spesso coordinate in un unico ciclo, come a voler marcare la continuità della famiglia ducale in luoghi fortemente segnati dalla sua presenza; tali sono ad esempio, il cortile della Rocchetta e numerose sale del castello di Milano; L’abside di S. Maria delle Grazie; la Piazza ducale a Vigevano; il coro e la porta del chiostro di S. Sigismondo a Cremona. Proprio per questa loro intima coerenza nel presentarsi ad un pubblico ormai lontano nel tempo e disabituato a cogliere il loro messaggio segreto, ci sono sembrate degne di considerazione e di studio.

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Ultima modifica: martedì 1 febbraio 2011

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