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 Santa Tecla

di Maria Grazia Tolfo



Il ruolo femminile nel primo cristianesimo

Che una donna chiamata Tecla sia storicamente vissuta al tempo della predicazione di S. Paolo e lo abbia seguito non si potrà mai accertare: non è fra le donne citate dall'apostolo nelle sue lettere.
Gli Atti di Paolo e Tecla sono storia romanzata; scritti tra il 160 e il 190 da un prete dell'Asia Minore, subirono la censura delle gerarchie ufficiali della Chiesa e provocarono l'espulsione del fantasioso religioso, obbligato a denunciare la propria mistificazione. 
La fortuna degli Atti dipese innanzi tutto dall'esaltazione del ruolo femminile: non bisogna dimenticare che le donne furono protagoniste dell'affermazione del cristianesimo e che furono per lo più loro a mettere a disposizione le domus cultae per il raduno dei fedeli e per le celebrazioni eucaristiche. 
Il secondo aspetto interessante è l'assimilazione della donna all'uomo per poterla elevare. Siccome era ancora in discussione l'esistenza dell'anima nella donna, avvicinando il modello femminile a quello maschile si aggirava il problema. Tecla è un personaggio virile, addirittura veste i panni maschili per poter seguire Paolo e si sottopone virilmente a una vita di disagi. Questo carattere forte, che trasforma spiritualmente una donna in un uomo, diverrà paradigmatico per le agiografie femminili dal IV secolo in poi.
Un terzo aspetto riguarda la compartecipazione delle donne alle confraternite: quella di Artemide raccoglieva il maggior numero di "sorelle". E' lecito ipotizzare che le vecchie confraternite pagane assumessero protettrici cristiane e che quella di Artemide-Diana nella regione efesina, dove il culto era particolarmente diffuso, si convertisse in S. Tecla.   


L'agiografia di S. Tecla

Il personaggio di Tecla è perfetto: è giovane, bella, intelligente, spregiudicata e ricca. Nasce a Iconio[1], una città importante della Pisidia (nella provincia romana di Galazia), posta sulla via militare che collegava Nicea ad Antiochia. Quando Paolo la visitò per predicare il vangelo, Tecla lo volle seguire, travestendosi da uomo per non esserne impedita. Nelle prime versioni degli Atti, Tecla impartisce il battesimo, predica e converte. E' il prototipo della diaconessa, a un passo da una possibile ordinazione sacerdotale che la Chiesa, rigorosamente maschilista, subito combatte. Tertulliano (160-230) denuncerà poco dopo il pericolo di usare l'esempio di Tecla per legittimare il ruolo delle donne nella predicazione e nel battesimo (De Baptismo 17).
Tornando al nostro romanzo, Tecla viene denunciata dal fidanzato respinto, viene sospinta sul rogo dalla sua stessa madre, subisce ogni sorta di inutile martirio (che varia a seconda delle versioni), uscendone sempre incolume. Nell’anfiteatro di Antiochia, scampata alle fauci dei leoni, si getta in una vasca piena di squali, al grido di: “E’ l’ora di fare il bagno!”, e impartendosi da sola il battesimo, mentre una nube di fuoco l’avvolgeva e risparmiava la sua nudità dagli occhi degli astanti e dai denti degli squali. 
S. Tecla in un mosaico della basilica di Parenzo Quindi Tecla impersonava tutte quelle donne attive nel primo cristianesimo che avrebbero aspirato alla carriera religiosa...non come recluse nelle proprie case, ma come attive predicatrici, un ruolo che la società non era ancora pronta ad accettare. 
Gli Atti, a dispetto delle censure, ebbero un successo enorme e furono tradotti dal greco in latino, copto, etiopico e armeno; Paolo e Tecla divennero i simboli per i movimenti ascetici del paleocristianesimo, soprattutto in Egitto, Siria e Armenia. Gli episodi degli Atti vennero presto riprodotti in pitture e sculture di sarcofagi. A Roma esisteva un affresco del III secolo in un ipogeo a S. Paolo fuori le mura;  altre pitture sono state rintracciate recentemente a Efeso. 
A Milano S. Ambrogio la citò come modello di virtù virginale insieme a Pelagia[2] in una lettera indirizzata a Simpliciano, suo istruttore e successore.


I santuari

La grotta di Efeso già santuario di Paolo e TeclaIntorno ai luoghi citati negli Atti si creò un itinerario turistico che vedeva protagoniste le donne. Nella versione originale degli Atti si sosteneva che Tecla, sfuggita a tutti i supplizi, aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita in una grotta sulla collina di Meryamlik, presso Seleucia d’Isauria (Silifka)[3]. Tecla scomparve quando, inseguita dai nemici, riuscì a penetrare nella roccia che si chiuse per sempre su di lei.Grotta del santuario di Seleucia (Meryamlik) Nel luogo dove era avvenuto il miracolo si costruì nel IV sec. un martyrion, descritto dalla pellegrina Egeria nel diario del viaggio che fece in Terrasanta dal 381 al 383. Egeria era probabilmente di origine spagnola e parente di Teodosio, per cui poté godere di ampia protezione e mezzi per il viaggio. Così descrive Egeria il santuario di S. Tecla a Seleucia (Diario di viaggio, 23.4): "Ci sono moltissimi monasteri sulla collina e, al centro, un muro molto grande che circonda la chiesa, nella quale si trova il santuario della martire. E' anch'esso molto bello." Il vescovo Basilio nel V secolo non fece che raggruppare per motivi di protezione le numerose cellule monastiche sparse sulla collina in una grande struttura protetta, che includeva i monasteri maschili e femminili. 
Monastero di S. Tecla a Maalula (Siria)Altri santuari sorsero in breve ad Antiochia di Pisidia, Dalisandos d'Isauria, Seliocopolis (Maalula), Gerusalemme a Bethfagé e Costantinopoli. A Efeso c'è una grotta che nella tradizione locale è legata al culto mariano: la Vergine vi si sarebbe tenuta nascosta durante una persecuzione. Qui si trovava, ormai ridotta in pessime condizioni, la raffigurazione degli Atti di Paolo e Tecla, con Paolo intento a predicare a Iconio e Tecla che ascolta dalla finestra di casa sua (V secolo). Trattandosi di un culto in una grotta, non è escluso dalla sua scopritrice, l'archeologa austriaca Renate Pillinger, che fosse un santuario dedicato ai SS. Paolo e Tecla. A Maalula (Siria) il santuario è ancora attivo e visitabile. Qui si racconta che Tecla morì ultra novantenne e venne sepolta nel luogo ancora oggi visitato. 
Fu solo un caso che tutti questi santuari poggiassero su antichi culti di Diana o Artemide? E' ancora un caso che Thecla e Diana significhino "la Luminosa" o "la Splendente"? 
La festa di S. Tecla venne fissata nei martirologi il 23 settembre in occidente e il 24 nell'oriente greco.
 

L'enigma delle reliquie

Un santuario senza reliquie non era concepibile nel mondo antico. Si andava in pellegrinaggio per riportare dal luogo santo un fazzoletto, una cintura o un oggetto intriso di santità, che avrebbe protetto il pellegrino per il resto dei suoi giorni. Ma Tecla era svanita entro una roccia, senza lasciare alcunché di sé. Ecco che allora si formarono diverse versioni finali degli atti: in alcune si sosteneva che il suo corpo fosse sepolto nella catacomba romana che porta il suo nome, vicino a quella di S. Paolo sull'Ostiense. In altre versioni era emigrata in Spagna a predicare con Paolo e lì era morta. Fatto sta che nel IX secolo a Milano arrivò in regalo la testa di S. Tecla e che nel 1320 la città di Tarragona si vide recapitare dall'Armenia un braccio della stessa. Da quale contesto provengono queste reliquie?Retablo con la storia di S. Tecla a Tarragona (1426-33)

- Dalla catacomba di Roma? Non risulta che vi fosse un grande culto intorno a questa santa, la cui identificazione con quella di Iconio non è neppure data per certa, perché si cita una Tecla martire sotto Diocleziano.

- Dalla Francia? Nel monastero di Chamalières (vicino a Clermont Ferrand) esistevano reliquie di una Tecla, la cui festa cadeva il 24 settembre, ma si trattava di una martire di Hazza presso Mossul (Mesopotamia) decapitata nel 347. A Mossul ebbe luogo nel 627 la grande battaglia in cui l'imperatore Eraclio vinse i persiani. Il corpo di Tecla (e di altri martiri cristiani) venne trasferito in territorio bizantino e donato tra il 673 e il 676 a Genesio, già cappellano della regina Batilde (m. 680) e vescovo di Lione (m. 678). E' probabile che la regina intrattenesse dei rapporti con Bisanzio, perché venne sepolta con una camicia di seta ricamata alla moda bizantina. L'anziano vescovo volle seppellire Tecla nel nuovo monastero di Chamalières, ma forse confuse la martire di Hazza con la santa di Iconio. Infatti sulla sua tomba nel secolo VIII comparve questa scritta: "He sunt reliquie beate Tecle Virginis et martyris que Hiconiae oriunda fuit dehinc a Paolo conversa, Seluciam requievit."
E’ da questo “corpo” che venne spiccata la testa pervenuta a Milano? La cassa del monastero di Chamalières seguì la sorte della maggioranza delle reliquie durante la Rivoluzione Francese e quindi è impossibile sperare in qualsiasi ragionamento su basi scientifiche.

S. Tecla salva Este dalla peste di G.B.Tiepolo Ricordiamo infine che S. Tecla è la salvatrice della città d'Este, che preservò dalla peste. L'evento è ricordato da un quadro del Tiepolo.    
Nel Museo Diocesano di Osimo, città della quale Tecla è patrona, si conserva un Reliquiario (opera dell'orafo romano Giovanni Bortolotti della fine del XVIII secolo), che contiene una reliquia della santa prelevata da Milano e donata dall'arcivescovo Gaspare Visconti nel 1593 al cardinale A. M. Gallo.  

Note

[1] Da Iconio originano anche altri santi: Conòne e figlio dodicenne, martiri, 29/5; Terenzio, vescovo e martire (21/6), successore di S.Sosipatro, primo vescovo della città, cugino e discepolo di S.Paolo; Apollonio, crocifisso (10/7); Marciano (11/7); Curònoto, vescovo (12/9); Caritone, ritiratosi monaco in Palestina (28/9); Trifenna e Trifosa, discepole di S.Paolo e compagne di S.Tecla (10/11); Anfilochio, vescovo, compagno di Basilio e Gregorio N., presente al Concilio di Costantinopoli (23/11).
[2] La dedica congiunta alle sante Tecla e Pelagia nella cattedrale milanese può essere stata un omaggio agli scritti ambrosiani. Pelagia, martire antiochena, era conosciuta a Milano almeno dal IV secolo e il suo nome compariva in un mosaico del mausoleo imperiale che poi venne intitolato a S. Aquilino. La sua agiografia venne diffusa da Giovanni Crisostomo in questa versione: Pelagia (o Marina) aveva quindici anni quando, per sfuggire alle insidie del governatore, si suicidò gettandosi dal tetto della casa, al tempo dell’imperatore Numeriano (283-284).
[3]
Una lapide presso le rovine del castello di Silifka segna il punto dove nel 1190 annegò Federico Barbarossa in viaggio per Gerusalemme. Una S. Tecla in veste di nemesi storica?

 
Bibliografia

Davis Stephen J., The Cult of Saint Thecla, Evangelical Theological Seminary, Cairo (ordinabile on-line: http://www.oup-usa.org/isbn/0198270194.html)
Sulla donna nella biografia del primo cristianesimo:
Giannarelli Elena, La tipologia femminile nella biografia e nell'autobiografia cristiana del IV secolo, Roma 1980
Mattioli U., Astheneia e andreia. Aspetti della femminilità nella letteratura classica, biblica e cristiana antica, Roma 1983
Mattioli U. (a cura di), La donna nel pensiero cristiano antico, Genova 1992.

Link utili
Agiografia e approfondimenti: 
http://www.iubilatedeo.it/apocrifi/attipaolo.htm (gli Atti di Paolo e Tecla)
http://santiebeati.it/T/
http://saints.catholic.org/saints/thecla.html
;
http://gbgm-umc.org/umw/corinthians/theclabackground.stm (interessante per la lettura femminista della santa e per i link ad altri siti su Tecla)

Per chi volesse visitare i santuari dedicati a S. Tecla:  http://www.homsonline.com/Citeis/Maalula.htm (santuario con antica tradizione, ma di costruzione nuova)
http://www.underome.com per le catacombe di S. Tecla


S. Tecla in Spagna: 
http://www.cristiandad.org/vidas/santa_tecla.htm
.; 
Il 23 settembre in suo onore fanno una grande feste a Sitges: http://www.sitgesvida.com/fiestas/santatecla/ e nella Galizia, dove è diventata S. Trega: http://www.galicia-suroeste.com/sta__trega1.htm
E' diventata la patrona degli internauti catalani: http://www.santatecla.org/   


Ultimo aggiornamento:  martedì 23 luglio 2002

mariagrazia.tolfo@rcm.inet.it

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