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Milano e la televisione

di Gian Luca Lapini

Pubblicità televisiva (1946)

 

Origini della tecnologia televisiva

Come per altre invenzioni degli ultimi 100-150 anni (il telefono, l’elettricità, l’aeroplano, l’automobile, ecc.) anche per la televisione non è facile individuare un singolo inventore, ed uno degli sforzi nel raccontarne le origini è perciò quello di far cogliere la complessità e lunghezza del processo che dalle iniziali idee ha portato alla realizzazione dei primi oggetti funzionanti, e poi alla nascita di un complesso sistema tecnologico. Tralasciando volutamente i “rivoli” secondari e seguendo solamente lo sviluppo dei due filoni tecnologici principali, quello “elettromeccanico” e quello “elettronico”, che hanno prevalentemente caratterizzato la nascita della televisione, per brevità concentrerò l’attenzione sulle vicende accadute nelle due nazioni, Inghilterra e Stati Uniti, che hanno fatto da battistrada allo sviluppo delle televisione come mezzo di comunicazione di massa. Lo sviluppo della TV ha, come è ben noto, forti intrecci con quello della radio (vedi pagina), ed il navigatore più curioso potrà quindi leggere anche l’articolo ad essa dedicato.

La maggior parte degli storici concorda nell’attribuire all’ingegnere russo-tedesco Paul Nipkow (1860-1940), il merito di aver per primo concepito, se non l’idea, per lo meno un metodo pratico per effettuare la “scansione” delle immagini, un’operazione che sta alla base di tutti i sistemi televisivi, e di aver brevettato il primo sistema di ripresa e trasmissione a distanza di immagini. Egli fu l’iniziatore del filone che abbiamo definito “elettromeccanico”, in quanto nel suo apparecchio la scansione (o scomposizione) dell’immagine avveniva interponendo un disco, dotato di numerosi fori disposti a spirale e messo in rapida rotazione, fra l’immagine che si voleva trasmettere e un rivelatore fotoelettrico al selenio. Per effetto della rotazione e della disposizione dei fori, al rivelatore perveniva la luce proveniente, uno dopo l’altro, dai singoli punti dell’immagine, che veniva “letta” per righe, o per colonne. Si otteneva così un segnale elettrico trasmissibile a distanza (via cavo, non ancora via etere), che veniva utilizzato per riprodurre l’immagine, tramite una speciale lampada, alcune lenti ed un secondo disco, in rotazione sincronizzata con il primo. La lampada produceva una luce modulata in intensità dal segnale trasmesso; essa veniva proiettata verso un piccolo schermo, con l’interposizione del secondo disco rotante, e la combinazione della modulazione della luce e della rotazione del disco permetteva di proiettare i chiaroscuri che riproducevano l’immagine originale.

Schemi concettuali di scansione di immagini col disco di Nipkow

Schemi concettuali di scansione di immagini col disco di Nipkow

Il dispositivo di Nipkow, che egli concepì quando era ancora uno studente a Berlino e che fu brevettato nel 1884, non ebbe peraltro utilizzi pratici, fino a quando, una quarantina di anni dopo, John Baird con uno dei suoi primi apparati a disco di Nipkow (verso il 1925)l’idea fu ripresa dall’ingegnere scozzese John Logie Baird (1888-1946), che sviluppò un apparecchio chiamato Radiovision, nel quale usava il disco rotante forato di Nipkow, ma nel contempo faceva tesoro dei grandi progressi che l’elettronica aveva nel frattempo compiuto, usando quindi le onde radio per trasmettere le immagini a distanza. Baird iniziò le sue esperienze nel 1923, con scarsissimi mezzi, ma riuscendo comunque a procedere con l’aiuto di un amico; le sue prime dimostrazioni pubbliche avvennero fra la fine del 1925 e l’inizio del 1926. Dopo una iniziale ostilità nei suoi confronti, nel 1929 fu l’ente radiofonico inglese, la BBC, a realizzare la prima trasmittente televisiva elettromeccanica, utilizzando la tecnologia di Baird (nello stesso anno analoghe trasmissioni furono fatte anche in Germania, e Baird trovò molto credito presso il Reichpost, che controllava le comunicazioni radio tedesche).

Apparecchio TV elettromeccanico di Baird (1929)

Nei primi apparecchi di Baird[1] la scansione (verticale) delle immagini era solo a 30 linee, ma il sistema negli anni subì continui miglioramenti (si riuscì per esempio a sincronizzare suoni ed immagini), e con la collaborazione della BBC rimase in uso fino al 1936. A questa data la tecnica elettromeccanica aveva forse raggiunto il suo limite intrinseco, ma era già stata tecnicamente superata dalla televisione elettronica, e fu abbandonata anche dalla BBC che pure l’aveva a lungo sperimentata.

Come apparivano i volti scanditi a 30 righe coi primi sistemi elettromeccanici di Baird (verso il 1929)

Il sistema televisivo elettromeccanico, aveva dei limiti intrinseci (scarsa risoluzione, impossibilità di aumentare le dimensioni dello schermo) che lo rese abbastanza rapidamente obsoleto; l’idea fu però molto utile per preparare il terreno alla televisione a scansione elettronica dell’immagine, quella che noi ancora oggi usiamo, il cui cammino si svolse quasi parallelo alla prima pur giungendo a maturazione qualche anno più tardi.

Le prime idee di televisione elettronica sono ascrivibili all’inglese A.A. Campbell-Swinton ed al russo Boris Rosin. Il primo si limitò, a dir la verità, solo a proporre, fra il 1908 ed il 1908, delle idee e degli schemi di principio; è però importante la sua idea di riprodurre le immagini utilizzando il tubo catodico[2], cioè il dispositivo che, in seguito perfezionato come “cinescopio”, sarebbe effettivamente divenuto un componente chiave della televisione elettronica. Il secondo, assieme al suo allievo Zworykin che ebbe più tardi un ruolo fondamentale nello sviluppo delle televisione, realizzò nel 1911 un rudimentale dispositivo di scansione di immagini stazionarie, basato su un sistema elettromeccanico a specchi ed un sistema di riproduzione basato sul tubo catodico.

Vladimir Zworykin (da vecchio)Rosin non ebbe fortuna, e finì la sua vita miseramente senza poter sviluppare le sue idee, mentre Vladimir Cosma Zworykin (1889-1982), emigrato negli Stati Uniti dopo la rivoluzione russa del 1917, ebbe modo di coltivare l’idea della televisione mentre lavorava per la Westinghouse, e poi di svilupparla compiutamente dopo il suo passaggio, nel 1929, alla grande compagnia radiofonica RCA (Radio Corporation of America). Per questo Zworykin viene da molti considerato il padre della televisione, ma come ho accennato all’inizio, sulle origini ci sono molti contrasti, ed altri considerano invece l’americano Philo Farnsworth il vero inventore della televisione. Le diverse caratteristiche e collocazioni di questi due personaggi, sembrano fatte apposta per alimentare le polemiche e dividere le fazioni, in quanto Farnsworth è l’archetipo dell’inventore povero, geniale, tenace, sempre in lotta contro l’incomprensione dei suoi contemporanei, costretto a difendere le sue idee dalla prevaricazione delle grosse compagnie, e quindi quasi un’icona del “sogno americano”. Zworykin, invece, nonostante la sua condizione di immigrato, è un simbolo dello strapotere del capitale e delle grosse corporations, e molti non gli perdonano la sua amicizia con David Sarnoff (anche lui russo), il potente manager della RCA, iniziatore di uno dei primi imperi mediatici mondiali.

Zworykin realizzò nel 1931 lo “iconoscopio”, il componente chiave per lo sviluppo delle telecamere da ripresa televisiva, totalmente funzionante in modo elettronico[3]. Philo Farnsworth (nel 1927)Era però stato il giovane inventore americano Philo Taylor Farnsworth (1906-1971) a realizzare nel 1927 il primo sistema completamente elettronico di scansione e riproduzione di immagini in movimento, e sette anni dopo, nel 1934, a dimostrare ampiamente le potenzialità di un sistema televisivo a 220 righe e 30 immagini/secondo, che egli aveva sviluppato a partire da quel primo prototipo.

Zworykin aveva visitato il laboratorio di Farnsworth nel 1930, in vista di un possibile accordo con la RCA, ed è quindi possibile che abbia tratto ispirazione dal lavoro di Farnsworth per la realizzazione del suo iconoscopio, che aveva funzioni analoghe, ma era comunque abbastanza diverso dall’analogo dispositivo che Farnsworth aveva concepito ancora molto giovane, brevettandolo con il nome di image dissector[4]. In esso venivano raccolti gli elettroni emessi da una superficie fotosensibile all’ossido di cesio, sulla quale veniva focalizzata l’immagine da riprendere.

Farnsworth era nato a Rigby, uno sperduto villaggio dell’Idaho, in una zona abitata dai Mormoni, ed ebbe le sue prime idee sulla televisione all’età di 14 anni, leggendo una rivista di fantascienza; ne parlò con il suo insegnante di chimica, che lo incoraggiò a proseguire. Verso il 1930 Philo aveva depositato una serie di brevetti relativi ai componenti principali del suo sistema televisivo, ma un verdetto negativo della FCC (Federal Commission on Communications), gli impedì di iniziare delle trasmissioni regolari. Entrato in un periodo di depressione dovuto a vicende familiari, si riprese nel 1934, dopo un accordo con l’azienda PHILCO, per la produzione di apparecchi televisivi, e cominciò a dare dimostrazioni pubbliche del suo sistema, trasmettendo piccoli eventi locali nella zona di Philadelphia, dove ancora pochissimi possedevano gli apparecchi ricevitori che aveva iniziato a produrre. Ma non riuscì in ogni caso a far decollare la sua impresa, e sulla questione dei brevetti iniziò una defatigante controversia legale con la grande compagnia radiofonica RCA, da lui accusata di aver rubato le sue idee, dopo avergli fatto alcune proposte di collaborazione. La RCA fu alla fine costretta dai tribunali a riconoscergli una grossa somma di denaro, ma questo non impedì che la RCA entrasse pesantemente nel business della televisione, trasformandolo nel giro di una decina d’anni, con la sua forza tecnica ed economica, in una nuova potenziale industria, il cui boom sarebbe scoppiato nel dopoguerra, dopo una lunga stasi dovuta alla seconda guerra mondiale.

L’antenna TV sul Alexandra Palace della BBC a Londra (1936)

La rilevanza sociale della televisione cominciò in effetti solo nel dopoguerra, a partire dagli Stati Uniti, ma già prima della guerra non erano mancati gli esempi e le occasioni di far conoscere questa invenzioni al pubblico. Ho già accennato al fatto che la BBC inglese fu la prima ad iniziare nel novembre del 1936 trasmissioni televisive regolari col sistema elettronico (definito allora ad alta definizione per distinguerlo da quello precedente elettromeccanico)[5]. Il 1936 fu anche l’anno delle Olimpiadi di Berlino che furono ampiamente riprese sia con telecamere Telefunken (realizzate con tecnologia RCA), sia con telecamere Farnseh[6] (che usavano la tecnologia di Farnsworth); si trattò di un evento ampiamente sfruttato dal governo nazista, che vide nella televisione, oltre che nel cinema e nella radio, un potenziale grande mezzo di propaganda[7]. Un altro evento importante per la televisione fu l’esposizione mondiale del 1939 a New York, dove la RCA presentò con grande risonanza il suo sistema televisivo, nel suo padiglione dove veniva mostrato uno studio televisivo con molti schermi e telecamere; per l’occasione fu trasmesso anche il discorso inaugurale del presidente Roosevelt, in visita alla fiera.

Riprese televisive alle Olimpiadi di Berlino del 1936

Negli Stati Uniti, l’evento che preparò la grande diffusione della televisione fu la definizione, nel 1941, dello standard di trasmissione NTSC (National Television System Committee), da parte dell’FCC, l’ente americano di controllo delle telecomunicazioni. Uno studio televisivo americano degli anni ‘50Alla fine di quell’anno furono rilasciate le prime licenze commerciali di trasmissione alle società radiofoniche NBC e CBS che cominciarono trasmissioni regolari dalle loro stazioni di New York, ed alla PHILCO che trasmetteva da Philadelfia. Le trasmissioni e la tecnologia rimasero comunque sostanzialmente congelate fino alla metà del 1945, quando, con la fine della guerra che si prospettava ormai imminente, i tecnici della CBS decisero di bruciare le tappe e nel giro di poco più di sei mesi portarono a compimento una serie di perfezionamenti che diedero al sistema televisivo americano quelle carte che ancora gli mancavano per essere un sistema ad alta qualità dell’immagine, relativamente economico e diffondibile fra il vasto pubblico. A partire dal lancio del sistema CBS (Columbia Broadcasting System), nel febbraio del 1946, negli Stati Uniti si verificò un poderoso boom che nel giro di solo otto anni, dal 1946 al 1954, portò i televisori ad invadere la metà delle case americane. In America fu disponibile abbastanza presto anche la televisione a colori (le prime trasmissioni con lo standard NTSC-RCA, che era compatibile col precedente standard in bianco e nero, sono dell’estate del 1954), ma l’elevato costo iniziale degli apparecchi e la scarsità delle trasmissioni, resero la diffusione della televisione a colori più lenta di quella in bianco e nero. La situazione cominciò a cambiare dopo il 1964-65, quando la emittente nazionale NBC aumentò notevolmente le sue trasmissioni a colori, seguita a breve anche dalle altre emittenti[8].

La tecnologia televisiva continuava intanto a compiere progressi, migliorando la qualità delle immagini e degli apparecchi, il cui costo scese rapidamente, divenendo disponibile a strati sempre più vasti della popolazione. Mi sembra anche interessante ricordare che i primi apparecchi di videoregistrazione professionale a nastro magnetico furono realizzati nel 1956 dalla società americana AMPEX, fondata dall’ingegnere russo Alexander Pontiatoff[9]; la disponibilità dei registratori diede un contributo notevole all’incremento dell’offerta di programmi, in quanto consentivano di scindere i tempi della trasmissione da quelli della preparazione dei programmi, di fare repliche, ecc..

La famiglia americana davanti alla TV (anni ’50)

 

La televisione a Milano: dai pionieri ai magnati dell’etere

Forse alcuni ricordano che la data cruciale per la televisione in Italia fu il 3 gennaio del 1954, quando iniziarono le trasmissioni regolari della RAI. In realtà nel nostro paese si era iniziato a lavorare alla televisione ben prima, e Milano, insieme a Roma e Torino, fu uno dei luoghi fondamentali per l’introduzione della TV in Italia.

Fin dal 1928-29 gli ingegneri Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti avevano dato avvio, proprio a Milano, al primo laboratorio italiano di televisione (elettromeccanica) presso la sede della EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) in corso Italia, un’esperienza poi proseguita presso la sede di Torino, dove fu allestito il primo elementare impianto di ripresa, trasmissione e ricezione. Successivamente nel 1931 e nel 1933, durante due edizioni della Mostra Nazionale delle Radio che si svolgeva nella nostra città, erano stati presentati al pubblico i primi esperimenti di televisione in Italia (sia a scansione meccanica che elettronica). Negli anni successivi, sempre a Milano la società Magneti Marelli, molto attiva nel campo della radio (vedi pagina), svolse un buon lavoro di sviluppo e prove sotto la guida del prof. Francesco Vecchiacci del Politecnico, che al Politecnico diede pure inizio ai corsi di Comunicazioni Elettriche e Radiotecnica.

Anche la SAFAR (Società Anonima Fabbricazione Apparecchi Radio), sotto la guida dell’ing. Arturo Castellani, svolse una notevole attività di sviluppo in proprio. Tuttavia, agli occhi esperti dell’ing. Banfi, che si muoveva nell’ottica di chi pensava all’inizio di un potenziale servizio televisivo, la tecnologia nazionale appariva ancora piuttosto indietro, rispetto a quello che aveva visto chi come lui aveva visitato i laboratori dove stava nascendo la tecnologia televisiva tedesca e inglese. Nonostante il clima autarchico l’industria milanese cominciò quindi a guardare anche all’estero, e dopo il 1936 la Marelli iniziò una collaborazione con la RCA, che portò in Italia lo stesso Zworykin. Arrivò così a produrre telecamere e apparecchi televisivi a scansione elettronica, mostrati al pubblico in più occasioni, ad esempio alla XI Mostra Nazionale della Radio del 1939 e alla Fiera di Milano dell’aprile del 1940, quando furono effettuate regolari trasmissioni giornaliere irradiate dalla Torre Littoria (Torre del Parco) con uno standard a 441 righe.

Il trasmettitore TV della Marelli sulla Torre del Parco (1939-40)

Si ripeteva in tal modo, e si perfezionava, a Milano (due mesi prima dell’entrata in guerra) l’esperienza condotta nel luglio dell’anno prima a Roma, dove era entrata in funzione la prima stazione sperimentale televisiva della EIAR, che trasmetteva da Roma Monte Mario. Alla realizzazione di questo impianto lavorò lo stesso ing. Banfi, che aveva iniziato la sua attività pionieristica a Milano. I programmi romani venivano realizzati nello studio televisivo di via Asiago, dove per le riprese si utilizzavano telecamere tedesche FERNSEH; da qui i segnali erano trasmessi su cavo coassiale all’antenna di Monte Mario, collegata a un trasmettitore realizzato dalla società milanese SAFAR, che aveva una potenza di 2 kW a 50 MHz. Una serie di apparecchi televisivi FERNSEH e SAFAR (utilizzavano lo standard tedesco a 441 linee con 21-42 immagini secondo) erano stati sistemati in un apposito padiglione al Circo Massimo e nelle vetrine di alcuni negozi del centro, in modo che il pubblico potesse liberamente seguire le trasmissioni sperimentali, realizzate con la partecipazione di noti attori del tempo. L’esperimento romano proseguì per quasi un anno, ma fu interrotto dall’inizio delle vicende belliche.
Nonostante alcune ottimistiche previsioni, che davano per probabile l’inizio del servizio televisivo in Italia per la fine del 1940[10], anche a Milano la guerra fermò tutto, e le apparecchiature sperimentali milanesi dopo l’armistizio finirono in Germania.

Sinistra: L’ing. Banfi (in piedi in centro) negli impianti televisivi della EIAR a Roma (1938). Destra: Il trasmettitore TV della SAFAR a Roma (1938)

Nell’immediato dopoguerra, gli sforzi iniziali della RAI (l’erede dell'EIAR) andarono tutti alla ricostruzione del servizio radio, e di televisione si ricominciò a parlare solo nel 1947, quando, in occasione della Fiera di Milano, la RCA inviò un impianto mobile da ripresa, che effettuò trasmissioni da vari luoghi, compresa la Scala, dando al pubblico della Fiera la possibilità di assistervi in uno speciale auditorium.
La RAI re-iniziò le prime attività televisive solo nell’autunno del 1949 con trasmissioni sperimentali da Torino effettuate con apparecchiature acquistate dalla General Electric (a 625 linee) e dalla “Television Francais” (a 819 linee), mentre nel 1951 da Milano partirono le trasmissioni dimostrative effettuate in occasione del Primo Congresso Nazionale della Televisione al quale parteciparono anche tecnici ed industriali provenienti da molti paesi stranieri.

La tecnologia televisiva era ormai matura, ma prima di iniziare una qualsiasi attività di trasmissioni regolari e di mettere in moto l’apparato industriale italiano, era a questo punto necessario compiere una scelta fra i vari standard di trasmissione disponibili, in Europa e in America. In Europa si stava dibattendo il problema in una serie di conferenze internazionali, con l’obiettivo di adottare uno standard comune. Dopo molte discussioni l’Italia fece la sua scelta, e nel 1952 un decreto legge fissò le caratteristiche del sistema italiano, a 625 linee in bianco e nero.
Alla RAI, entrata nel frattempo nell’orbita dell’IRI, fu concessa l’esclusiva dei servizi radiotelevisivi, dandole nel contempo l’incarico di costruire entro il 1953 i primi impianti, sulla base di un piano nazionale di sviluppo studiato dai tecnici della RAI stessa.

Antenne TV sulla torre di corso Sempione (anni ’60)A Milano entrò in funzione nel 1952 il nuovo centro di produzione RAI di corso Sempione, concepito ancora prima della guerra per la radio, ma poi riprogettato ed ampliato anche in funzione dell’imminente inizio del servizio televisivo. In effetti il piano terreno ed il primo piano del complesso che sorse all’angolo di via Villasanta erano riservati alla televisione, contenendo sia gli impianti tecnici, sia due studi televisivi, denominati TV1 e TV2, uno da 500 e uno da 2.000 metri cubi.

Il debutto del centro di produzione di Milano, avvenne in occasione della Fiera campionaria del 1952. Per tutti i giorni di apertura delle fiera andarono in onda, in via sperimentale, numerosi spettacoli di vario tipo, film, documentari, oltre a un notiziario quotidiano, con riprese filmate di attualità. Fu trasmessa anche la prima benedizione papale Urbi et Orbi.
Il centro milanese era collegato con l’altro studio televisivo esistente a Torino con uno speciale ponte a microonde, e pochi mesi dopo fu attivato il collegamento anche con gli studi romani. Fu una grossa “prova generale”, che permise di mettere a punto le strutture tecniche, ma anche di cominciare a capire cosa volesse dire fare della televisione.

Nel corso del 1953 furono attivati diversi ripetitori in VHF (Torino, Milano, Monte Penice, Monte Portofino, ecc.), che avrebbero poi consentito l’avvio delle trasmissioni all’inizio dell’anno successivo. Nella sede di Milano si ampliò lo spazio riservato alla televisione, con la costruzione, nelle adiacenze, degli studi TV3 e TV4; nella vicina area della fiera campionaria sarebbero stati di lì a poco realizzati anche gli studi del Teatro della Fiera, luogo storico di realizzazione di molti dei primi programmi televisivi italiani.

L’inizio delle trasmissioni RAI-TV, 3 gennaio 1954

Dopo l’inizio ufficiale delle trasmissioni, la RAI, divenuta nel frattempo Radiotelevisione Italiana, si presentò presto anche nel consesso internazionale delle televisioni europee, partecipando già nel giugno del 1954 al primo collegamento diretto in rete Eurovisione, durante il quale fu trasmessa la cerimonia di incoronazione della regina Elisabetta II d’Inghilterra.
All’inizio del 1954, quando il canone di abbonamento era di 12.500 lire ed un apparecchio televisivo costava circa 220.000 lire (all’incirca l’equivalente di tre buoni stipendi), gli abbonati alla TV erano circa 24.000.

Il pullman dell’Eurovisione (anni ’50)

Con il 1954 cominciarono ad essere immessi sul mercato i primi apparecchi costruiti in Italia (in genere a 14 o 17 pollici), e la vetrina dell’industria nazionale fu la XIX Mostra Nazionale delle Radio e della Televisione, che si tenne al palazzo dello Sport, proprio a due passi dal centro di produzione della RAI. In effetti l’industria elettronica e radiotelevisiva italiana gravitava per la gran parte attorno a Milano, con marchi storici quali la Magneti Marelli, la CGE, la Allocchio-Bacchini, la SAFAR, la Geloso e con nomi nuovi che si affacciavano appena allora sul mercato (Brion-Vega, Mivar). Un accordo fra la RAI e l’associazione degli industriali del settore consentì di immettere sul mercato una linea di apparecchi “popolari”, la cosiddetta “serie ANIE”, che si vendevano al prezzo convenuto di 42.000 lire.

Fabbriche radiotelevisive milanesi (anni ’50)

Tutti alla televisione (anni ’50)Nuovi impianti per la TV in c.so Sempione (1961)Dopo il 1954, i lavori di costruzione dei nuovi impianti, necessari ad estendere la copertura televisiva del territorio nazionale, procedettero abbastanza rapidamente, tanto che verso la metà del 1957 la popolazione nazionale che poteva ricevere le trasmissioni era circa il 90% del totale. Gli abbonati alla TV crebbero con una velocità ben maggiore di quanto non avessero fatto nel passato gli abbonati alla radio: erano 90.000 alla fine del 1954, 670.000 nel 1957 e dopo dieci anni avrebbero superato abbondantemente i cinque milioni[11]. In effetti la televisione catturò subito l’attenzione popolare, non solo nelle città, ma anche nelle campagne.

Sala regia audio e video per il telegiornale in c.so Sempione (1961)Nel panorama televisivo italiano dei primi anni, Milano ebbe un ruolo dominante, rispetto agli altri centri di produzione di Roma e Torino. Nel 1954 negli studi televisivi di Milano lavoravano già circa 400 persone, e da corso Sempione e dalla Fiera partiva circa l’85% di tutti i programmi nazionali. Non si tardò per questo a progettare e realizzare un ampliamento del centro milanese, che avvenne in due fasi: Centro scambi Eurovisione (1961)la prima fu completata fra il 1959 ed il 1961, la seconda si sovrappose all’incremento di capacità produttiva richiesto dall’entrata in servizio della seconda rete televisiva, avvenuta a partire dal novembre del 1961[12], e conclusasi alla fine del 1964.

Nella prima fase di ampliamento fu realizzato un nuovo blocco di otto piani fuori terra e due sotterranei (progetto di Ponti, Fornaroli, Rosselli, vedi radio) dove trovarono spazio sia gli uffici e i servizi, sia gli studi e gli impianti tecnici, in particolare un moderno laboratorio di sviluppo e stampa cinematografico[13] e due impianti di sincronizzazione, destinati al Telegiornale e alla produzione cinematografica, oltre al centro tecnico per gli scambi in Eurovisione, dove avveniva la conversione degli standard dei programmi ricevuti/trasmessi. Inoltre furono realizzati due nuovi grandi studi televisivi sopra il Teatro delle Fiera.

Plastico dei nuovi studi alla Fiera (1961)

Nella seconda fase di ampliamento furono realizzati i tre nuovi grandi studi TV4, TV5 e TV6 (TV4 sostituì uno studio provvisoriamente sistemato nel palazzo dell’Intendenza), con le relative sale prova, e furono definitivamente sistemati i servizi di scenografia e falegnameria, che erano stati provvisoriamente alloggiati in capannoni costruiti lungo la via Francesco Ferruccio. Trovarono sistemazione definitiva anche gli impianti di controllo centrale, di telecinema e di registrazione magnetica.

Nel complesso il centro di produzione di Corso Sempione, con la sua alta torre irta di antenne di tutti i tipi, aggiunse una serie di elementi nuovi e di mole considerevole al panorama della città, che tuttora risaltano molto bene specie quando si osserva lo skyline della città dai punti più alti.

La Torre del Parco e la Torre RAI (aspetto attuale)

Il periodo dell’entrata in servizio del secondo canale TV, coincise con le prime sperimentazioni italiane sulla televisione a colori, e diede inizio ad una lunga diatriba su quale standard adottare (il SECAM francese o il PAL tedesco). Sta di fatto che la televisione a colori arrivò in Italia solo nel febbraio del 1977, superando con molta fatica non tanto i dilemmi tecnici (alla fine si scelse il sistema PAL) quanto una serie di opposizioni “di principio”, e le difficoltà di in un periodo molto turbolento della vita politica italiana. Fu un ritardo di circa dieci anni rispetto alle altre reti europee, che non fece particolari danni alla RAI, ma che segnò l’inizio di un progressivo, inarrestabile declino dell’industria elettronica milanese. Nel dicembre del 1979 sarebbero poi iniziate le trasmissioni anche delle reti regionali di RAI 3.

Monoscopi B/N e a colori della RAI (1977)

Gli anni ’70 furono comunque un periodo di forti novità per il mondo televisivo milanese, a causa della nascita del fenomeno delle televisioni libere.[14] Nel settembre del 1974 cominciò trasmettere via cavo una televisione privata che si presentava come un servizio di qualità per il nuovo prestigioso quartiere residenziale di Milano 2; si trattava di TeleMilanocavo il primo modesto nucleo di quello che sarebbe poi diventato, in pochi anni, l’impero televisivo di Silvio Berlusconi.

Sul finire degli anni ’70 la forte e rapida evoluzione della tecnologia elettronica favorì la crescita di questo nuovo mondo, in quanto insieme alla diminuzione delle dimensioni e dei pesi delle apparecchiature necessarie per l’esercizio della televisione (telecamere, ripetitori, registratori) diminuirono di molto anche i loro costi e le complessità necessarie alla produzione dei programmi televisivi; tutto ciò rese molto più accessibile, anche agli operatori privati, l’ingresso nell’attività televisiva. Cominciò inoltre a cambiare anche l’atteggiamento degli spettatori, che con in mano l’arma del loro esiguo potere, il telecomando, cominciavano ad avere qualche possibilità di scelta fra offerte concorrenti.

Logo di Canale 5 (1980)Milano fu il luogo di nascita delle tre emittenti televisive private che assunsero una rilevanza nazionale: Canale 5, nata nel 1978 come TeleMilano, e lanciata a livello nazionale dalla famiglia Berlusconi nel 1980, Italia 1 fondata nel 1982 dall’editore Rusconi, Rete 4 fondata sempre nel 1982 dall’editore Mondadori. Ma il mercato italiano era ancora troppo piccolo per sostenere tre reti commerciali concorrenti, e per questo prevalse colui che era più attrezzato, con una propria società, alla raccolta pubblicitaria televisiva: nel 1984 la Fininvest aveva perciò già in sua mano queste tre reti.

Ricordo infine che in questo stesso periodo cominciarono a comparire sul mercato i primi videoregistratori a cassette (il primo VCR, video cassette recorder, da famiglia, il modello Philips N1500 è del 1975 ed il modello HR 3300 della giapponese JVC è del 1976) che dagli inizi degli anni ’80, con l’affermarsi della tecnologia giapponese VHS (video home system), diedero agli spettatori una nuova possibilità di fruire delle televisione.

Video cassette in formato VHS (1976)

 

Riferimenti

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Ferrari Ada, Milano e la Rai, un incontro mancato?, Franco Angeli, Milano, 2002
Fink Donald, Lutyens David, Fisica della televisione, Einaudi, Torino, 1964
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RAI Milano, Inaugurazione degli impianti realizzati nella prima fase di ampliamento, Tipografia SAES, Milano, 1961
Rossi Gianni, 1954. E fu subito RAI, in "Nuova Civiltà delle Macchine", Aprile-Giugno, 2004
B. Scaramucci, C. Ferretti, RicordeRai, Edizioni ERI, Roma, 2004
Swartz I. Evan, Who Really Invented Television, in "Technology Review", September-October 2000
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http://bs.cyty.com/menschen/e-etzold/archiv/TV

http://philofarnsworth.com

www.earlytelevision.org

www.farnovision.com

www.ieee.org/organizations/history_center/oral_histories/transcripts/zworykin21.html

www.sims.berkeley.edu/~buckland/television.html

www.tvdawn.com

www.tvhistory.tv

www.gusme.it/pictures/index.php?dir=IT/Lombardia/MI/Milano/Stradario/S/Sempione,%20Corso/27/Torre%20RAI

 



[1] Baird fu un inventore prolifico, e lavorò a lungo anche nel campo della televisione elettronica, collaborando in questo campo con l’inventore americano Philo Farnsworth; le sue numerose realizzazioni non sono sopravvissute al suo tempo, ma le sue idee hanno trovato compimento nelle tecnica televisiva della seconda metà del XX secolo. Particolarmente degni di nota sono i suoi lavori nel campo della registrazione delle immagini, della televisione a colori, della televisione notturna a raggi infrarossi e della televisione ad alta risoluzione. La società da lui fondata fu sul mercato per molti anni, producendo inizialmente apparecchi televisivi elettromeccanici, ma in seguito anche elettronici.

[2] Il tubo a raggi catodici fu inventato nel 1897 dal fisico tedesco Karl Ferdinand Braun, vincitore di un premio Nobel. Un fondamentale contributo al suo perfezionamento per l’utilizzo negli oscilloscopi e nei cinescopi fu dato dal fisico tedesco Manfred von Ardenne (1907-1997).

[3] L’iconoscopio era un tubo a vuoto che conteneva all’interno una superficie ricoperta da un mosaico di elementi fotosensibili, sulla quale veniva focalizzata, con un obbiettivo fotografico, l’immagine da riprendere. Gli elettroni emessi dalla superficie per effetto fotoelettrico, venivano raccolti punto per punto, in sequenza, mediante scansione elettronica, ed andavano a formare il segnale elettrico contenente l’informazione sui chiaroscuri dell’immagine; questo segnale sarebbe poi servito a ricostruire l’immagine su di un tubo al raggi catodici. L’iconoscopio ottenne un brevetto solo nel 1938, anche se Zworykin aveva richiesto (senza ottenerlo) già nel 1923 un brevetto per un sistema televisivo totalmente elettronico. Sembra che di questo sistema avesse fatto una dimostrazione, nel 1923, davanti ai dirigenti delle Westinghouse, ma con scarso successo, tanto che era stato invitato ad occuparsi di altre attività.

[4] Questo dispositivo aveva una bassa sensibilità, e richiedeva pertanto che gli oggetti da riprendere fossero fortemente illuminati. Per questo fu tecnicamente superato nel giro di pochi anni, per le normali riprese televisivo, pur essendo ancora usato per esigenze particolari di ripresa di oggetti molto luminosi, ad esempio le colate di metalli, nell’industria metallurgica.
L’iconoscopio era più sensibile, ma anch’esso fu abbastanza velocemente superato dall’ortichon, un dispositivo di ripresa che Zworykin stesso sviluppò negli anni della seconda Guerra Mondiale, e verso il 1950 dall’ancora più prestante vidicon.

[5] Le trasmissioni della BBC avvenivano dal Alexandra Palace, di Londra, e proseguirono fino al 1939; furono sospese allo scoppio della guerra, per riprendere dallo stesso luogo nel 1946. Inizialmente la BBC trasmetteva per una settimana con il sistema elettronico sviluppato da Baird, a 240 righe, 25 immagini al secondo, a righe consecutive, e per la settimana successiva con il sistema messo a punto dalla società EMI-Marconi, a 405 righe, 25 immagini al secondo, con righe interposte, che dava 50 quadri al secondo, allo scopo di verificare dai risultati pratici quali sistema sarebbe stato preferibile adottare in via definitiva.

[6] Telefunken e Fernseh sono due marchi storici della radio-televisione tedesca. La Fernseh AG, in particolare, era nata nel 1929 da un accordo fra le società tedesche Bosch, Loewe, e Zeiss Ikon, con la società inglese fondata da Baird. Mi sembra interessante ricordare che la Fernseh sviluppò un interessante sistema che accoppiava cinema (una specialità di Zeiss) e televisione, superando i limiti della prima tecnologia televisiva che non consentiva di fare riprese esterne, in quanto le telecamere non avevano sufficiente sensibilità e profondità di campo. Il sistema era un po’ macchinoso, ma funzionava bene, dando immagini di discreta qualità. Le riprese esterne venivano fatte tramite una macchina da ripresa cinematografica, piazzata sul tetto di un grosso autocarro; la pellicola veniva rapidamente sviluppata in un laboratorio automatico a bordo del veicolo, dove c’era anche una telecamera che riprendeva i fotogrammi cinematografici appena sviluppati, trasmettendoli a distanza. Il sistema consentiva anche di superare il problema della mancanza di apparecchi di registrazione per le immagini televisive.

[7] In Germania si trattò però ancora di trasmissioni sporadiche, e fatte per essere seguite da molte persone in luoghi pubblici, mentre le trasmissioni iniziate dalla BBC alla fine del 1936 ebbero una programmazione giornaliera, anche se di poche ore, ed erano pensate per un ascolto domestico, come quello della radio.

[8] La televisione a colori seguì un diverso percorso in Europa, dove il primo ad essere sviluppato fu il sistema francese SECAM, brevettato nel 1956, ma entrato in uso solo nel 1967. In Germania fu sviluppato lo standard PAL (Phase Alternating Line), che aveva più somiglianze col sistema americano, pur adottando anche alcune idee del SECAM. La paternità del PAL è attribuita a Walter Bruch (1908-1990), che aveva lavorato col pioniere tedesco della televisione Manfred von Ardenne ed era stato uno dei cameraman delle Telefunken alle olimpiadi di Berlino del 1936. Il sistema fu presentato nel 1963, e finì per imporsi in quasi tutti i paesi europei, salvo la Francia; fu adottato anche dall’Italia.

[9] L’informazione necessaria a registrare delle immagini è molto più abbondante di quella necessaria per registrare il suono. La Ampex riuscì nell’impresa combinando il moto traslatorio del nastro magnetico con quello rotatorio delle testine magnetiche. Inizialmente le trasmissioni “in ampex” si riconoscevano per la loro inferiore qualità delle immagini, ma la tecnica di registrazione fu rapidamente migliorata nel corso degli anni, rendendo le immagini registrate praticamente indistinguibili da quelle in diretta.

[10] E’ quanto ad esempio sosteneva un articolo del 26 aprile 1940 del Corriere della Sera.

[11] La pubblicità, già da tempo nota agli ascoltatori delle radio, comparve in televisione nel febbraio 1957, con la famosa trasmissione “Carosello”.
Il secondo canale iniziò le trasmissioni verso la metà del 1961. Per le trasmissioni a colori, per una serie di scelte politiche, si dovette attendere il 1977.

[12] La prima rete riuscì a coprire tutto il territorio nazionale con gli otto canali delle bande I e III delle frequenze VHF (very high frequencies) che ci erano stati messi a disposizione dalla Conferenza Internazionale delle Telecomunicazioni. Per la seconda rete si dovette passare alle più alte frequenze UHF (ultra high frequencies), che davano la possibilità di avere molti più canali liberi, ma che crearono qualche problema in più in un paese montuoso come l’Italia.

[13] In quegli anni, non essendo ancora molto diffusa la registrazione magnetica ed non essendo ancora disponibili telecamere mobili di piccole dimensioni, si usavano ancora molto le riprese su pellicola cinematografica, che poi venivano ritrasmesse via TV.

[14] La prima TV libera a iniziare nel 1971 le trasmissioni via cavo era stata “Tele-Biella”; ad essa fecero seguito alcune televisioni che ridiffondevano programmi in italiano prodotti appena fuori frontiera, come Tele Capodistria e la TV delle Svizzera Italiana. TeleFirenze, che trasmetteva invece via etere, iniziò le trasmissioni nell’agosto del 1974.

Ultima modifica: lunedì 6 marzo 2006

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